N°160 Giugno_Luglio
DOLOMITI
Alla Baita Piè Tofana cucina gourmet con gli sci
Germana Cabrelle
Situata a 1.700 metri sulle piste offre una trentina di coperti. Qui lo chef Federico Rovacchi propone una cucina non necessariamente di montagna con vegetali
in primo piano e cotture francesi
I l nome del locale, Baita Piè Tofana , è intuitivo: la baita si trova a 1.700 metri di altitudine, ai piedi delle Tofane, la catena montuosa delle Dolomiti che sovrasta Cortina d’Ampezzo (Bl). In origine la casetta in legno dal tetto spiovente fungeva da stanzino dei cronometristi durante le Olimpiadi invernali del 1956; in seguito è diventata il rifugio raggiungibile direttamente in quota dalle piste da sci (tuttora i clienti si tolgono gli scarponi scrollati dalla neve e indossano le ciabatte in lana cotta offerte dai gestori) e durante le passeggiate a piedi nei trekking estivi. Baita Piè de Tofana sorge proprio accanto alla seggiovia Duca d’Aosta, dove ancora oggi si disputa una tappa della Coppa del Mondo femminile di sci. È stato l’imprenditore ampezzano Michel Oberham mer nel 2019 a rilevare il locale e a ristrutturarne gli ambienti per renderli funzionali ad accogliere un ristorante di livello. Ha ingaggiato lo chef Federico Rovacchi e la maître Elisa Prudente e insieme hanno avviato un angolo gourmet incastonato tra le cime Patrimonio Unesco, dove l’imperativo è “stare bene”. A Baita Piè Tofana si respira, infatti, il calore della gentile accoglienza del personale e, in parallelo, il tepore del larìn , il tipico focolare aperto sui lati che è uno dei tavoli più ambiti del territorio (e anche il contesto più condiviso sui social), perché incarna l’essenza autentica e ancestrale della convivialità: tutti riuniti attorno al fuoco in un rito sensoriale e
simbolico. “Il rame, il legno e il colore verde foresta sono i materiali e le cromie che ci rappresentano”, riassume il titolare Michel nel raccontare la sua creatura: un ristorante di poco più di trenta coperti con solo servizio interno, dove i piatti che arrivano in tavola non sono necessariamente di montagna, ma un tributo trasversale e personalissimo dello chef Rovacchi alla cucina italiana e internazionale, in abbinamento a una assortita carta dei vini che annovera 700 etichette tra Italia e Francia. La cucina del ristorante è inaspettata per il luogo in cui si trova -uno dei comprensori sciistici più rinomati delle Dolomiti- ed è frutto di un’accurata ricerca delle materie prime, attenzione ai sapori, equilibrio delle cotture. Lo chef Federico Rovacchi (classe 1992) ha origini emiliane e dopo la forma zione all’Istituto alberghiero e l’apprendistato in trattorie regionali, è passato presto ai tristellati. Ha maturato esperienze al Cà Matilde di Andrea Incerti Vezzani e al Magnolia di Cesenatico prima della seconda stella. Ha lavorato anche al Piazza Duomo di Alba accanto a Enrico Crippa e, infine, al St. Hubertus di Norbert Niederkofler, accanto a Michele Lazzarini, Dario Pandolfo, Alberto Toé. A San Cassiano è rimasto per sei anni, durante i quali ha assimilato la filosofia di Niederkofler sviluppando una sua personale idea di cucina che guarda oltre le influenze alpine. Dietro ai fornelli, chef Rovacchi è affiancato dalla sous chef Nico
L’originale casetta di legno per i cronometristi delle gare di sci si è trasformata in un elegante rifugio dove in sala la maître Elisa Prudente dirige le operazioni tra il tepore del larin, il tipico focolare aperto sui lati simbolo di convivialità, e rame, legno e verde foresta
92 Food&Beverage |giugno-luglio 2025
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