N°160 Giugno_Luglio

SFIZIO )22'

Carni sode, succose e dolci per aragosta e astice

Elena Bianco

L a nomea di cibo afrodisiaco dell’aragosta è di vecchia data. Se oggi la si ritiene una portata indispensabile per cene galanti o matrimoni, è una tradizione che viene da lonta no. Questo crostaceo venne, infatti, citato come eccitante per le attività amatorie già da Ateneo nei Dipnosofisti (tradotto “Dotti a banchetto”), vasta opera risalente al III secolo a.C. in forma di dialogo (alla maniera del Simposio di Platone). In pratica è una conversazione fra dotti greci e romani che partecipano al convito nella casa del ricco Laurenzio. Spunto dei conversari sono le portate imbandite, con riferimento ai cibi, alle bevande, alle suppellettili di tavola e di cucina e ai costumi del simposio, cioè la seconda parte del convito durante la quale si beveva secondo le prescrizioni del simposiarca che presiedeva alle libagioni. Oltre alle divagazioni con le imprese di ghiottoni e beoni celebri, Ateneo documenta i prodotti alimentari in uso nell’antichità greco-ro mana, fra cui, appunto, l’aragosta. Le robuste tenaglie che contraddistinguono, invece, l’astice erano elemento simbolico del greco ң κεανός , Oceano, Figlio di Urano e di Gea, che forma con la sorella Teti la più antica coppia di Titani. Da lui sono generate tutte le acque del mondo, quindi è la rappresentazione umanizzata del mare, riconoscibile proprio da chele disposte a mo’ di corna sulla testa. Erano chiaramente un rimando alla forza, spesso distruttrice, della divinità dominante su tutte le acque, comprese quelle celesti che si riversano sulla terra. Passato al Pantheon romano, Oceanus aveva competenza anche su un banale tombino di raccolta delle acque, in cui la bocca aperta del dio diventava foro di scolo. Il più celebre esempio è la Boc ca della Verità di Roma, la cui apertura decide, introducendovi la mano, chi stia mentendo. In realtà si tratta di un coperchio in marmo di un grande tombino per la raccolta di acque piovane, forse originariamente al centro del pavimento del Pantheon. Astacus (dal greco àstakos ), dunque, è il nome che i Romani davano all’astice, che talvolta

Da Sorrento a &RUWLQD ΑOL FKHI OL utilizzano come LQΑUHGLHQWH UDIILQDWR di un’insalata di rinforzo, ma l’astice viene anche lavorato con la tecnica ΑLDSSRQHVH GHOOD robata. Nessuna prova che siano afrodisiaci…

viene definito gambero di mare per distinguerlo da quello di acqua dolce, suo parente stretto. Per i Romani, aragoste e astici erano cibo prezioso, e così anche nel Medioevo. Negli scritti esegetici medievali veniva loro attribuito il significato di simbolo di Resurrezione, deri vato presumibilmente da una notizia di Plinio, che notava come i due crostacei in primavera facessero la muta del carapace. Un’altra lettura medioevale dell’aragosta è invece negativa: dato che sale in superficie per inabissarsi nel mare subito dopo, rappresenta il pagano o l’eretico o l’adulatore che disinvoltamente cambiano parere. Nel Rinascimento, il Platina, ovvero Bar tolomeo Sacchi, quattrocentesco autore di un trattato di gastronomia, la trova pure indigesta e suggerisce di cuocerla in acqua e aceto. Gli ebrei, invece, non assaggiano aragoste e astici, perché le norme della cucina kasher li vietano, indicando nel pesce con squame l’unico ittico consumabile. Per molti secoli, quindi, le proprietà afrodisiache dei due crostacei vennero quasi dimenticate, almeno fino all’Ottocento, quando ritornarono in auge tanto da essere menzionate nelle opere di medicina. Studi scientifici contemporanei non hanno però rilevato particolari qualità organoletti che che ne sosterrebbero il potere afrodisiaco. La fama d’eccitante di aragosta e astice sembrerebbe derivare da un aspetto psicologico legato al bon ton. I commensali, infatti, non si limitano a prendere educatamente con la forchetta i medaglioni della coda, ma voluttuosamente succhiano antenne e chele per aspirarne la polpa. Nell’Ottocento, dunque, le compassate signore che badavano molto all’etichetta, catalogavano il gesto come preludio di offerte più carnali. L’astice, Homarus gammarus (astice europeo) o Homarus americanus (astice americano), e l’a ragosta, Palinurus elephas, non hanno in realtà alcuna parentela stretta, nonostante le confusioni. Fraintendimento spesso dovuti alla traduzione dalla parola inglese lobster , derivata dal latino

Da sempre considerati cibi raffinati, astice e aragosta comparivano già sulle tavole romane così come in quelle del periodo medievale. Il loro presunto potere afrodisiaco viene dimenticato per secoli e ULHPHUJH QHOOȇ2WWRFHQWR TXDQGR è addirittura menzionato nei libri di medicina. Ma la fama di eccitante sembra essere legata più a un aspetto psicologico

84 Food&Beverage |giugno-luglio 2025

Made with FlippingBook Digital Proposal Maker