N°160 Giugno_Luglio

TOSCANA

Pakravan Papi, ai vini unisce una cucina franco-asiatica

Rossella Cerulli

I n principio fu il fango. Quello dell’Arno che invase Firenze nell’alluvione del 1966. Tra capolavori vari da salvare, fu il fango galeotto a favorire un incontro fatale: quello tra Enzo Papi, toscano Doc di Vada, nei pressi di Rosignano, futuro manager Fiat, e Amineh Pakravan, figlia di diplomatici iraniani cresciuta in Francia. Che da Aix-en-Provence era volata in Italia a infoltire le schiere dei soccorritori. Benché quasi avvolto nel mito l’episodio è decisivo: perché da quell’incontro nascerà un sodalizio di vita e passioni (vitivinicole). Insieme a un’azienda agricola a Riparbella, nell’Alta Maremma, realtà emergente del territorio. Dagli originali tratti tosco-francesi. Il nome? Neanche a dirlo: Pakravan Papi.

Un melting pot di vite che s’intrecciano dall’Iran e dalla Francia ha dato origine a un’azienda vitivinicola con produzioni dalla forte identità. E ora è arrivata la svolta gourmet con l’Enoteca

gli operai addetti alle bonifiche della Val di Ceci na, volute dal Granduca di Toscana. Nei secoli la tenuta si è frammentata in miriadi di proprietà: e i miei genitori negli anni’ 70, partendo da un ettaro e due stanze in uno nei casali, hanno finito per ricomporre nel 2000 la tenuta, con 25 ettari vitati e 90 di bosco”. Così, a Riparbella, in questo lembo della pro vincia pisana (ma dal Dna livornese) la coppia dà vita a produzioni dalla forte identità: nel segno di un connubio transalpino-maremmano, alimen tato da tanti viaggi in Borgogna e a Bordeaux, e benedetto da un microclima unico, tra Mar Tirreno (solo 7 chilometri) e sponda nord del Cecina, e felice esposizione sud ovest dei terreni. Ma anche dalla varietà geologica (sabbie e limo, argille a palombini e gabbri di origine vulcanica) che permette l’impianto, oltre al sangiovese, degli amati bordolesi carbenet e merlot e persino del riesling. E di dar vita negli anni a tanti blend -molto francesi- di successo, primo tra tutti il Cancellaia ’18, “il nostro Sassicaia”, sottolinea il produttore. Riparbella, insomma, come terroir unico: che ha visto nel 2024 otto cantine del posto riunirsi nell’Associazione Vignaioli delle Colline di Ripar bella “per valorizzare l’identità vitivinicola di un territorio emergente, così diverso, nonostante i soli 24 chilometri, da quello di Bolgheri”. E a dar vita ogni metà luglio all’evento Ripa Wine. Ma non di solo vino vive la tenuta. Nel 2016 nasce, infatti, avvolto dal verde della Foresta demaniale Giardino Scornabecchi, un agriturismo di charme. E nei due casali ristrutturati nell’originale stile proto-leopoldino trovano posto 11 appartamen ti: alcuni in tipico stile country toscano, altri più moderni e ariosi, due dei quali ospitati in deliziose mansarde. A maggio 2024, poi, la svolta gourmet: visto che Francesca Filippone, moglie di Leopol do, decide di accendere i fornelli dell’ Enoteca , portando in Alta Maremma un ulteriore twist di internazionalità. E di dar vita “a una cucina sì di tradizione ma realizzata con tecniche e ingredienti stranieri”. Nella fattispecie orientali.

“Mio padre Enzo, figlio di mezzadri del posto, veniva a caccia qui e conosceva bene la zona -spiega Leopoldo Papi, titolare dell’azienda insie me ai genitori, alla sorella Chiara e a sua moglie Francesca Filippone- E amava in particolare questa terrazza a 200 metri sul mare, dove lo sguardo si perde lungo 35 chilometri di costa, da Populonia a Castiglioncello, fino a spaziare sull’Elba, la Gor gona e la Corsica. Terrazza dominata, in località Ortacavoli, da due casali antichi, fatti costruire a metà ’700 dal marchese Carlo Ginori per ospitare

La storia moderna dell’azienda inizia negli anni Settanta con un ettaro e due stanze in uno dei casali per diventare nel 2000 una tenuta con 25 ettari vitati e 90 di bosco. Nascono, così, produzioni di successo all’insegna di diversi blend, perlopiù di origine francesi

74 Food&Beverage |giugno-luglio 2025

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